Pietro De Mezzo
Nato a Majano nel 1910 ,fu educato alla scuola dello studio e del lavoro dal padre, friulano tenace e geniale che, emigrato in Romnania, aveva fatto rifulgere le Sue doti di industriale edile con notevole successo anche nel campo economico e che, rientrato in patria, aveva fondato due fiorenti industrie di laterizi e di distillazione di liquori a Majano ed a Tacento.
Piero de mezzo, laureatosi in scienze economiche all'università di trieste, era entrato giovanissimo nelle aziende del padre alle quali dedicò la sua opera intelligente e preziosa, diventando , alla morte del genitore, il naturale e preparatissimo successore.
Ufficiale di artiglieria, richiamato allo scoppio della guerra, fu avviato in Africa settentrionale nel settore più infocato e partecipò con Divisione Trento e Trieste e con la invitta Divisione Folgore ai combattimenti di El Alamein.
Per il suo valorosissimo comportamento venne decorato dal generale Rommel, personalmente, della croce di ferro tedesca e di una medaglia al valor militare italiana.
Rientrato in patria e catturato dai tedeschi 8 settembre, peregrinò in vari campi di concentramento - Meppen, Versen, Przemysl, Hammerstein -,e fu nei campi di concentramento che Piero de Mezzo si confermò ancor più un uomo di elette virtù civili e militari. I suoi compagni, molti dei quali Friulani, presero fin dai primi giorni a stimarlo per la sua fermezza , la sua fede e la sua assoluta dedizione agli nobili ideali, e lo amarono, fratello nelle sofferenza, come esempio a tutti di incrollabile fede in quei valori morali che ebbe a difendere con dignità e sprezzo del pericolo.
Si può ricordare che capo, nel suo gruppo di 120 prigionieri ben 119 rifiutarono di piegarsi alle lusinghe dei tedeschi che sollecitavano ad optare per l'inquadramento in quei ranghi che avrebbero dovuto continuare a combattere con loro, anche contro i fratelli italiani.
Non basta, portato in Italia,da due guardie armate tedesche, assieme al fratello Alberto con lui in prigionia, con l'offerta della libertà , qualora avesse aderito a collaborare con incarichi informativi, respinse sdegnosamente la proposta e rientrò nel campo di Hammerstein, dove dopo due anni concluse la sua sofferenza con la liberazione e la fine della guerra.
Rientrato in Italia, riprese la sua attività di ndustriale con grande impegno, riuscendo a sanare i gravi danni che la guerra aveva apportato alle aziende di Majano e Tacento con diuturno lavoro tenace ed intelligente.